lunedì 10 marzo 2008

Intrighi

Bene, nella biblioteca i nostri continuano ad apparire sempre più confusi.-
Visto che le precedenti e catastrofiche peregrinazioni nei due lugubri ed infestati tunnel hanno causato quasi la morte di alcuni compagni, Tayga, dimostrando sbarazzine doti di leadership, cautela e lungimiranza, propone immediatamente di tornare ad ispezionare il più pericoloso, ovvero quello che è costato ad Emon Pok una gamba.-
Tutti (inspiegabilmente anche il mezzo Emon Pok) accettano con entusiasmo la nuova pericolosissima avventura, tanto che anche il tanto austero quanto giusto mistico, in un eccesso di trasporto, pensando agli esiziali non-morti presenti nel sottosuolo, pronuncia la frase che tutti vorremmo sentirci dire: “Tayga, tira fuori il simbolo dalle mutande”.-
Tayga, ingenua come una soffice ed immacolata coltre di tardiva neve di primavera (per i più scafati Cfr. “Effetto neve”), estroflette l’odoroso simbolo e, forte della sua fede e del suo odore, si incammina seguita dai semianestetizzati compagni, nell’oscuro tunnel prescelto alla bisogna.-
In effetti i non-morti, incantati, stupiti o forse spaventati da tale nuovo e persistente afrore, si fanno di nebbia, mentre del tutto inaspettatamente, i nostri si trovano seguiti da tutti i gatti randagi delle catacombe.-
Tayga, in versione rivisitata del pifferaio magico, procede spavalda nella direzione consigliata dall’Arcimago e, entro breve, troviamo la fine del tunnel.-
Non sarebbe davvero la fine del tunnel, ma una tonnellata di macigni ne creano lo stesso, inquietante effetto.-
Decidiamo che, tutto sommato, come ultima chance, potrebbe essere una via di fuga per il porto e, soddisfatti ed assordati dagli incessanti miagolii, torniamo nella biblioteca.-
Ad un certo punto, con ormai i testicoli completamente frantumati dall’orda di gatti festanti, decidiamo che preferiremmo combattere contro i non-morti e, a fatica, convinciamo Tayga a riporre nell’innominabile, umido ed odoroso nascondiglio l’ormai ammorbato simbolo.-
Purtroppo non avevamo fatto i conti con un’altra, altrettanto terribile ma decisamente meno intrigante fonte di afrore: i piedi di Alkatel!
I gatti, infatti, già irretiti dal precedente ed irresistibile aroma, continuano imperterriti a seguirci miagolando felici e carichi di aspettativa.-
Quando ormai l’Arcimago si vede costretto a sacrificare una preziosissima pergamena contenente un utile e catartico sortilegio (palla di fuoco), l’altro evocato, non si sa perché intenerita dagli incessanti miagolii, lancia una creazione spettrale consistente in una enorme forma di parmigiano che, rotolando languidamente via, riesce a sbarazzarci dell’orribile orda felina.-
Liberi e felici, torniamo in biblioteca, poi nelle nostre camere dove l’Arcimago, come prima cosa, bacia il suo libro degli incantesimi, mentre Apelios preferisce baciare ben altro…
Nel tempo libero l’Arcimago trova il modo di farsi abbindolare da un troione di alto bordo che porta lui e il mistico (triste perché è saltato l’aperitivo post-coitale con l’aiuto bibliotecario) al porto, pensando di farli cadere in un tranello escogitato da un furbo corsaro, tale Figldiputt.-
Ridgell ed Apelios, ovviamente, non cascano del fanciullesco tranello (che sarebbe stato più che sufficiente per Alkatel ed Emon Pok) e ritornano dai compagni per raccontare loro l’accaduto.-
Finalmente Apelios riesce ad rincontrare il suo nuovo amichetto che, guarda caso, racconta al deliziato mistico che il corsaro che potrà portarli, in caso di bisogno, velocemente via dalla cittadella è un tale Figldiputt.-
Moderatamente stupiti, i nostri si recano nuovamente dal corsaro e, dopo un veloce scambio di complimenti e convenevoli (il più gentile di Ridgell è: “Lurida merdaccia se provi nuovamente a minacciarmi con quattro miserrime balestre, riduco la tua barchetta ad un troncone bruciacchiato semigalleggiante”), Figldiputt, che finge di non essere intimorito, ma comincia a sudare e sentire odore di bruciato, fissa un prezzo sproporzionato per il passaggio.-
Ridgell, come sempre splendido, accetta senza fiatare.-
D’altronde i soldi, non fanno la felicità; la comprano!

Nessun commento: